Ne Gli Iperborei, Lettere tra due mari

The Curious Fede
4 min readMay 20, 2021
Lettere tra due mari, Siri Ranva Hjelm Jacobsen — Iperborea, 14 euro

Quando ho letto “Isola” di Siri Ranva Hjelm Jacobsen era il 2018, il romanzo era stato appena pubblicato da Iperborea e io rimasi affascinata dalla scrittura poetica dell’autrice, sebbene all’inizio mi aveva fatto sentire un po’ spaesata. Non vedevo l’ora uscisse un altro suo libro. E dopo qualche anno quel desiderio si è avverato con l’uscita di “Lettere tra due mari” e nuovamente l’autrice mi spiazza.
Questo è un breve racconto in forma di epistolario tra due protagoniste davvero molto particolari e inaspettate, Atlantica e Mediterranea, acque sorelle divise ormai da milioni di anni e che sporadicamente si tengono in contatto tramite queste missive, a volte ciniche, a volte malinconiche. Un botta e risposta che ritroviamo non solo nelle lettere, ma anche tra la parte “scritta” e quella illustrata, che, come dice l’autrice in un’intervista, è una parte fondamentale del racconto, perché gli conferisce concretezza e fisicità.

Come si nota fin dal titolo, dalla scelta di copertina, dalle magnifiche illustrazioni che accompagnano e che sono parte integrante della lettura, ruolo principale è quello dell’acqua, l’acqua come forza potentissima vista come portatrice di vita. Infatti è dalla rottura delle acque (letterale e non) primordiali che nascono le due sorelle. Questa forza antichissima genera la vita, ma allo stesso tempo diventa una culla oscura, tomba per milioni di esseri.
E il tema della morte è richiamato già prima dell’inizio della corrispondenza; a ricordarcelo, i versi di William Carlos Williams dedicati alla tragica vicenda di Icaro, che nel silenzio delle acque, muore. E insieme a questa morte, Mediterranea racconta alla sorella di tutte quelle “creature” che oggi, più che in passato (ma che cos’è il passato per un’entità infinita?), la riempiono; sente tutte quelle morti: “Le ascolto affondare a banchi”, dice. Così vita e morte si rincorrono, l’una insegue l’altra, in un ciclo senza fine e in un assordante silenzio.

Un’incisione dell’illustratrice danese Dorte Naomi, che ha collaborato con l’autrice, e alcuni versi di William Carlos Williams sulla figura di Icaro (“Un tuffo quasi inosservato era Icaro che annegava”)
Un’incisione dell’illustratrice danese Dorte Naomi, che ha collaborato con l’autrice realizzando innumerevoli tavole che accompagnano la lettura, e dei versi di William Carlos Williams sulla figura di Icaro (“Un tuffo quasi inosservato era Icaro che annegava”).

E in quest’atmosfera sospesa, le sorelle continuano a scriversi, lentamente, perché essendo entità antiche e infinite, sono privilegiate e allo stesso tempo condannate ad avere molto tempo. Una concezione che nella nostra contemporaneità è quasi impossibile da elaborare.
Tuttavia, durante la lettura di questo romanzo accade una cosa particolare: sebbene la brevità invoglia a leggere voracemente le pagine, in realtà è come se il tempo si dilatasse; rallenta e diventa qualcosa di altro rispetto ai tempi frenetici che siamo abituati a vivere oggi. Si adottano i tempi dello scambio tra queste due antichissime entità e in un qualche modo si entra in una corrente, sia materiale, fatta di acqua, sia temporale, che ci avvicina un po’ di più all’idea di quella forza originaria che, come detto prima, è fuori dal tempo.

Anche se può sembrare strano, le due protagoniste non sono elementi eterei, impalpabili o che sfuggono alla nostra comprensione: al contrario, l’autrice fa un egregio lavoro di immaginazione nel ridarci due personalità molto diverse tra loro e che diventano quasi tangibili. Atlantica è la sorella maggiore, è anziana, o meglio antica, che rende anche un’idea di regalità divina: così immensa e potente cosa potrà mai interessarla, che cosa la incuriosisce?
Mediterranea al contrario è la più giovane, è un’adolescente (così almeno la immagina l’autrice), e sebbene abbia quest’aria ingenua, naïve, è lei quella che si pone domande esistenziali, come se avesse una coscienza filosofica che la spinge alla ricerca di qualcosa.
È un tratto prettamente umano quello di “spegnere” il desiderio di conoscenza nell’età adulta, ci si crogiola in quello che già sappiamo, credendo che non ci sia altro da scoprire.
Mentre è proprio dell’età giovanile interrogarsi anche su domande a prima vista frivole, avere a cuore le piccole cose, riconnettersi ai propri bisogni; e questa voglia di ascoltarsi da dentro è un segno di speranza.

Leggere questo romanzo è come imbattersi in un’esperienza mai provata prima. E una domanda si affaccia alla mia mente: come è possibile che, nonostante tutti i dati e le evidenze a nostra disposizione, la letteratura ha trascurato fino a questo punto un tema tanto importante per la nostra stessa sopravvivenza?
Probabilmente perché viviamo in un mondo dove quei bisogni primordiali vengono troppo spesso messi in secondo piano; dove la questione ambientale e il cambiamento climatico non sono ancora una priorità per la società moderna. Forse proprio imbattersi in qualcosa come “Lettere tra due mari”, un precursore del genere sulla “crisi ambientale”, può farci aprire gli occhi e capire che non siamo altro dalla natura, ma che ne siamo parte integrante. È sicuramente un percorso accidentato e pieno di difficoltà, e proprio questa consapevolezza dovrebbe iniziare a farci ri-pensare a un modo tutto nuovo di vivere le nostre vite. Magari, anche Atlantica e Mediterranea non ci vedranno più come creature estranee, indesiderate, ma come alleate sulle quali contare.

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The Curious Fede

Book and music lover. Naturalist by passion. I try to be a minimalist and zero-waste person. I’m also a proofreader and a copywriter.